È morto Luigi Agnolin - IL TORO SIAMO NOI
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È morto Luigi Agnolin


Luigi Agnolin, arbitro tra i più famosi negli anni ’80 in Italia, malato da tempo, è morto all’età di 75 anni. Diresse in due Mondiali, 1986 e 1990, e due finali di coppe europee: nel 1987 quella di coppa delle Coppe e l’anno seguente quella di Coppa Campioni. Dopo il ritiro come fischietto iniziò la carriera da dirigente sportivo: dg della Roma nel 1994, ad di Venezia e Verona tra il 1999 e 2001. Nel 2006 fu per pochi mesi Commissario straordinario dell’Aia dopo lo scoppio di Calciopoli e le dimissioni di Lanese.

Agnolin è stato uno dei migliori arbitri italiani e internazionali, grande personalità e grande carisma in campo. Diresse in totale 226 partite di Serie A, rappresentando la Figc ai Mondiali del 1986 e anche a una gara di Italia 90. Arbitrò anche la finale di Champions League, allora ancora Coppa dei Campioni, nel 1987-88 tra PSV e Benfinca. È diventato celebre per l’episodio di Torino-Juventus 1980, quando disse a Bettega, che stava protestando, “vi faccio un c**o così!”. Un episodio che gli costò una sospensione di quattro mesi.

Ecco che successe: segna Causio, Tardelli raddoppia ma l’ arbitro annulla, pareggia Graziani, rigore negato a Brady, raddoppia Ciccio dopo che Pulici aveva ostacolato Zoff, esplode la protesta Juve. E agli insulti della Juve, Luigi Agnolin, storico arbitro disse proprio quelle parole a Roberto Bettega. Secondo alcuni storici però parlò in veneto: «Mi te fasso un cesto cussì!». Agnolin fu contestato dai bianconeri anche dopo uno Juventus-Napoli, scontro al vertice come stasera, dell’86 quando gli azzurri di Maradona vinsero per 3-1 a Torino. Violente le accuse di Stefano Tacconi, portiere bianconero: “Qualcuno farebbe bene ad usare gli occhiali; la moviola ha confermato quelli che erano i nostri sospetti sul campo. Il primo e il terzo gol erano in fuorigioco solare. Non cerco alibi, il Napoli ha meritato di vincere, ma la Juventus paga errori clamorosi. Due casi determinanti mi sembrano troppi. Certa gente avrebbe bisogno di farsi curare, perché o non ci vede bene o se ci vede bene chiude gli occhi. Lì per lì non abbiamo avuto la forza di protestare, ma anche i guardalinee ci hanno condannato”.

Smessa la carriera arbitrale, fu designatore per la Serie C, ma nel 1992 non fu riconfermato dal presidente federale Antonio Matarrese. Divenne poi direttore generale della Roma, amministratore delegato del Venezia e del Verona e nel 2006 fu Commissario straordinario dell’Aia, scelto da Guido Rossi per guidare l’Associazione Italiana Arbitri dopo lo scoppio dello scandalo di Calciopoli. Fino all’agosto 2007 fu presidente del Settore giovanile e scolastico della Figc, dal 2011 al giugno 2013 direttore generale del Perugia. Ritiratosi a vita privata, era malato da tempo.