Marco Giampaolo ha trattato alcuni temi riguardanti il processo di crescita del Torino, Andrea Belotti ed anche il mercato.
“Anche quando si è al top, non è detto che si vinca. La squadra ha fatto passi in avanti e lavoriamo bene, ma ovviamente al lavoro bisogna abbinare i risultati. So che il processo sarà lungo e va metabolizzato, i risultati positivi aiutano. Ho detto ai ragazzi di tornare a casa con un pensiero positivo, le negatività non aiutano a crescere”.
Giampaolo ha poi elogiato Andrea Belotti: “Belotti è un giocatore che nessuno mette in discussione, gode di immunità positiva perché se l’è guadagnata. Gioca le partite con la consapevolezza di poter anche sbagliare, mentre magari altri no. Questo a costruito con i risultati, Belotti deve essere il trascinatore perché ha quello status”.
Sul mercato e sul possibile arrivo di un regista: ““Il mercato è un discorso che va trattato al di fuori di una conferenza post, io non devo mandare messaggi a nessuno. Il club deve sapere cosa fare, il mercato non lo uso dopo una partita per chiedere calciatori ma parlerò in privato con il direttore e il presidente. Questa squadra giocava con 5 difensori e ora con 4, così come era abituata ad avere riferimento l’avversario e ora non più. Nei 90 minuti abbiamo fatto cose in un certo modo e altre in maniera diversa, sarà un processo non corto. E’ questione di tempo, lavoro e impegno, oltre che di fidelizzazione”.
Sulla preparazione della partita: “L’Atalanta è avanti, non rappresenta un termine di paragone non solo per il Toro. L’avevamo preparata minuziosamente e bene, poi ci siamo arrangiati per seguire il protocollo: non ci ha impedito di prepararla male, ma c’è anche la forza dell’avversario che è un osso duro per tutti. Non si arriva per caso in determinate competizioni. Il Toro ha bisogno di raccogliere pezzettini di fiducia qua e là, nel girone di ritorno la squadra ha fatto 13 punti. Siamo ripartiti tra le difficoltà e con due sconfitte in due partite, ma io ho fiducia”.
“Il nostro è un calcio veloce, si guarda subito al risultato. Se hai la possibilità di lavorare tanto con un club, poi si vedono i risultati e ciò che sai fare. Era successo anche a Gasperini al primo anno, non avesse vinto la partita giusta non lo avrebbe raccontato. Ma anche a me alla Sampdoria o a Sarri al Napoli. Fa parte della lungimiranza del club e del tecnico che pensi di scegliere per il progetto, è un discorso complicato per gli altri ma semplice per me”.
Il progetto ci può anche stare, la pazienza di noi tifosi è infinita da diverse generazioni. Ma con questa società e la gran parte dell’attuale rosa è impossibile progettare. La società non sa cosa fare altrimenti avrebbe approntato un piano di rifondazione dopo la disastrosa stagione passata.