Avv.Marengo:"Indegni di vestire la maglia del Toro" - IL TORO SIAMO NOI
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Avv.Marengo:”Indegni di vestire la maglia del Toro”


Dalla sua pagina di Facebook l’Avvocato Marengo descrive il momento del Toro.

Ora arriva lo strizzo sfinterico. Il terrore di quella serie B di cui si annusa il miasma.
Un terrore derivante dalla posizione di classifica ed, ancor più, dall’atteggiamento (salvo dal mucchio il solo Salvatore Sirigu e parzialmente il Gallo) di coloro che scendono sul prato, vestendo (ed è bestemmia pura) la nostra maglia.
Personaggetti di granata vestiti che configurano perfettamente la dizione del vocabolario Treccani sul termine mercenari: “persone che prestano la propria opera dietro compenso e al solo fine di essere pagati, senz’altro interesse che quello del guadagno”. Ed è esperienza storica che i mercenari combattono solo allorché vi è un capitano capace di gestirli con tanto bastone e poca carota. Ed è altrettanto esperienza storica che, qualora il pagamento viene messo in discussione, il mercenario incrocia le armi rifiutando la pugna.
Il capitan Petrachi, che sino all’anno scorso gestiva questo manipolo, non v’è più e, stando alle voci di corridoio, pare sia stata aperta dalla società una discussione su passati compensi. Ed allora ecco i vari Izzo, Nkoulou, Aina, Zaza, Meitè divenuti meri passeggiatori da prato, del tutto disinteressati alle sorti della partita. Ed allora ecco sconfitta su sconfitta, con una squadra incapace di stare in campo con dignità. Ed allora ecco il povero Moreno, scientemente posto in panca a parafulmine della società, impossibilitato al dare una nuova faccia al Torino; tolti i mercenari e grazie alla politica societaria della rosa corta, tutt’al più riuscirebbe a schierare una (scarsa) squadra da calciotto.
Mandando la mente al passato, e la mia è ormai in grado di discendere sino alla metà degli anni ’60, rammento molti periodi bui, fatti di annate grame e qualche discesa in serie B, ma, nel contempo, rammento anche che, pur a volte con una rosa qualitativamente inferiore all’attuale, furono comunque annate in cui un minimo di dignità fu portata sul prato. Mai vi fu un Torino tanto demotivato e tanto carente di amor proprio come l’odierno. Mai vi fu un Torino capace di reggere al massimo 50/60 minuti prima di andar in debito d’ossigeno. Mai vi fu un Torino così restio nel cercare di far gioco. E di questi “mai” possiamo aggiungerne altrettanti ed altrettanti ancora… stiamo vivendo l’epoca dei record negativi, ove viene esaltato (voce del presidente) qual grande traguardo raggiunto un settimo posto!
E non mi si dica che “i ragazzi vanno comunque sostenuti ed applauditi”. Il comportamento sul prato dei vari Zaza, Izzo, Nkoulou, Aina, Meitè li rende indegni della maglia che vestono e meritevoli esclusivamente di disprezzo da parte dei tifosi. Non sono tra coloro che per protesta non vanno alla stadio, anche se motivi di salute mi hanno ultimamente precluso l’andarci, ma ci vado non certo per applaudire chi ci umilia, domenica dopo domenica, infangando la nostra maglia. Quant’era bello ed azzeccato l’urlo “andate a lavorare” di qualche anno addietro… Quanto sarebbe utile, per far capire che idioti non siamo, una selva di fischi all’annuncio della presenza in campo dei giocatori su menzionati…


Nell’ultimo pezzo mi prospettai il Toro del dopo Cairo e continuo a prospettarmelo per la prossima stagione, per le ragioni già esposte. Un Torino che torna ad essere Toro, ripulito da cima a fondo degli attuali ostacoli a che ciò si avveri. Un nuovo assetto societario. Un nuovo organigramma dirigenziale, o meglio un organigramma dirigenziale vero, visto che in quindici anni nulla si è visto. Una rosa sfoltita di tutti coloro che vestono la nostra maglia al solo fine di essere pagati, senz’altro interesse che quello del guadagno.
Ma mi prospettai tale Toro in serie A, mentre ora annuso fetore di B. Un fetore di B che mi porta a chiedere a Moreno di giocare il tutto per tutto, portando in prima squadra cinque o sei ragazzi della Primavera, da affiancare a Sirigu, Bremer, Ansaldi, Rincon, Adopo, Berenguer, Edera, Millico e Belotti. Sarebbe un operare da molti giudicato folle ma, pur vero che al peggio non v’è mai limite, dubito si possa far peggio delle attuali sette sconfitte consecutive, con ventitre goal subiti e cinque fatti. E se B dovrà essere, lo sarà con quella dignità che chi ha fame sa riversare sul prato.


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