Anche Vives saluta il calcio giocato - IL TORO SIAMO NOI
Anche Vives saluta il calcio giocato - IL TORO SIAMO NOI
Anche Vives saluta il calcio giocato - IL TORO SIAMO NOI
Anche Vives saluta il calcio giocato - IL TORO SIAMO NOI
Anche Vives saluta il calcio giocato - IL TORO SIAMO NOI
Anche Vives saluta il calcio giocato - IL TORO SIAMO NOI

Anche Vives saluta il calcio giocato


Dai dilettanti all’Europa League. L’addio al calcio giocato con una partita di beneficenza contro la Vis Afragolese 1944 allo Stadio Luigi Moccia e l’incasso devoluto all’associazione Run for Love – project Anna Cerbone, con lo scopo solidaristico di «fare Qualcosa per Qualcuno». In tanti hanno deciso di prendere parte al Vives Day, ideato dalla mamma del mediano di interdizione, Angela Laezza, insieme al marito Ciro e al fratello Raffaele. Una festa gradita quanto inaspettata per l’ex capitano del Torino, Giuseppe Vives, napoletano classe 1980, in maglia granata dal 2011 al 2017. «Contentissimo per la sorpresa, organizzata dai miei familiari: hanno compiuto tanti sacrifici per la mia affermazione personale e di questo ne sono grato. Bellissima iniziativa, una rimpatriata con amici e compagni di squadra».

Lunghissima la lista di quanti, con la loro presenza, hanno voluto dimostrare affetto e vicinanza al calciatore partenopeo: il bomber di razza Ciro Immobile, il difensore serbo del Napoli Nikola Maksimovic, l’ex capitano del Lecce Guillermo Giacomazzi, l’ex portiere azzurro Ferdinando Coppola, e poi Christian Molinaro, Daniele Altobelli, Raffaele Maiello, e ancora Gennaro Troianiello e il nazionale under 20 Andrea Bifulco. Pattuglia calcistica eterogenea, alla presenza di Luigi De Canio e Marco Rizzieri, scouting del Torino. Carriera in crescendo per Vives, sempre verso l’alto. «Ho fatto tanta gavetta. Ci sono riuscito, sempre con impegno. Termina un ciclo ma rimane comunque la passione, che metterò a disposizione dei bambini della scuola calcio, sperando che qualcuno di loro possa coronare il proprio sogno e dare grandi emozioni ai genitori, come le ho date ai miei. E magari scoprire qualche campioncino».

Trafila lunga per approdare nel calcio che conta, senza mai mollare. Inizi nel Napoli Club Afragola, segue la cessione al Sant’Anastasia, esordio nei dilettanti e poi la Juve Stabia. Arriva il palcoscenico della serie B con l’Ancona guidato da Luciano Spalletti. Dal Giugliano al Lecce, acquistato su indicazione di ZdenÄ›k Zeman. Vives sale in cattedra, sfrutta al meglio la sua chance, si rende protagonista della cavalcata promozione dei giallorossi in A. Destino volle che, al debutto nella massima serie, incontrasse proprio il suo futuro team: 31 agosto 2008 Torino-Lecce 3-0. Ripaga la fiducia di mister Di Canio e ritorna nuovamente in A con i salentini. Si alternano promozioni e salvezza, per «il migliore centrocampista» in cadetteria, eletto da La Gazzetta dello Sport. «Vista l’esperienza maturata negli anni, mi sono sentito un po’ ragioniere del centrocampo. Ho avuto tanti allenatori, dai quali ho sempre imparato con umiltà. Quando si smette, te ne rendi conto: il calcio è pura passione, voglio vincere anche se gioco con mio padre e gli amici: è la mia vita. Non mi sono accorto nemmeno di quanto realizzato. Rivedo i filmati e me ne capacito», ammette orgoglioso Vives.

Infine, dopo cinque anni e mezzo all’ombra della Mole Antonelliana, la Pro Vercelli. Ultima maglia indossata quella della Ternana, con la quale realizza un piccolo ma significativo primato: cinque reti in campionato, battendo il record di segnature stagionali in carriera. Tutti e cinque i gol sono stati trasformati su calcio di rigore. «Felice dell’attestato di stima da parte di mister De Canio: è rimasto a cena. Per impegni sopraggiunti Grassadonia e Ventura non sono venuti. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa sotto l’aspetto umano e calcistico». Considerazioni finali. «Giaco(mazzi) è un fratello per me. Devo dire grazie a quanti sono intervenuti: Palumbo, Altobelli, Troianiello. Così come Nando Coppola, Ciro Immobile e Nikola Maksimovic, ragazzo eccezionale, che ha voluto presenziare alla festa». Conclusioni d’obbligo. «Ringrazio di cuore la mia famiglia per la grande sorpresa, davvero non me l’aspettavo». Così come il suo splendido cammino, fino in Europa.

Fonte:Il Mattino


Scopri di più da IL TORO SIAMO NOI

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading