Armando Izzo:"Con me Cairo ha fatto un bel investimento,modestamente " - IL TORO SIAMO NOI
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Armando Izzo:"Con me Cairo ha fatto un bel investimento,modestamente " - IL TORO SIAMO NOI
Armando Izzo:"Con me Cairo ha fatto un bel investimento,modestamente " - IL TORO SIAMO NOI

Armando Izzo:”Con me Cairo ha fatto un bel investimento,modestamente “


Il difensore granata Armando Izzo nel giorno del suo compleanno ha rilasciato questa lunga intervista al Corriere di Torino.

Armando Izzo oggi compie 27 anni, indossa la maglia numero 5 del Torino. Il suo passato è (anche) una storia da raccontare, ma che è stata già raccontata molte volte, «quindi, per una volta, mi piacerebbe si parlasse di qualcosa di nuovo. Si può fare?».

La vita di questo difensore napoletano lo insegna: tutto si può fare. Anche iniziare dal suo ultimo gol, quello segnato domenica scorsa contro l’Atalanta.

Izzo, chi cercava sugli spalti dello stadio Grande Torino?

«Ah, ve ne siete accorti?»

Di cosa?

«Cercavo mia moglie “Titti” e le nostre figlie. Solo che non le trovavo, non questa volta. Ho pensato che avessero cambiato posto e allora sono andato a festeggiare alla bandierina. Detto questo, stavolta la mia famiglia allo stadio non c’era e io non lo sapevo».

Che era successo?

«Niente di grave, la più piccola aveva la febbre alta, si è presa la varicella. Mia moglie al telefono non mi ha detto nulla, per non farmi preoccupare. E la società ha pensato a tutto, mandando il pediatra a casa».

Padre apprensivo?

«Le mie figlie mi preoccupano, voglio essere un buon padre come lo è stato il mio, anche se purtroppo è morto quando ero un bambino. Mi preoccupo sempre quando piangono, anche se fanno i capricci, ma mia moglie ha ragione quando dice che è giusto che imparino subito le regole».

Non riesce a sentirle piangere?

«No, proprio non ce la faccio».

Ha pianto troppo da bambino?

«Credo proprio di sì».

Le capita ancora?

«Sono un tipo sensibile, succede. Anche quando rivedo in tv storie come la mia, magari in una delle trasmissioni di Maria De Filippi».

Sensibile. E poi affidabile, questo lo dicono i suoi allenatori.

«Grazie».

Ringrazi Mazzarri o chi l’ha allenata, per esempio al Genoa. Lei come si definisce?

«Sono affidabile, è vero, e non mollo mai. Dopo la partita torno a casa e rivedo tutto in tv. E mi fermo sugli errori che ho commesso, è l’unico modo per non ripeterli. Se ho vinto la partita la riguardo subito, altrimenti la mattina dopo. Con mia moglie che ripete “sempre e solo calcio, ma perché non usciamo un po’’. Poi usciamo, viviamo in centro e Torino è una città elegante, bellissima, le manca solo il mare».

Davanti al mare ha avvistato per la prima volta la Nazionale.

(Ride) «Esatto, quando giocavo nel Genoa, ma questo qualcuno fa finta di dimenticarselo. Per favore scrivetelo».

Che cosa esattamente?

«Quando sono arrivato a Torino leggevo un sacco di messaggi sui social che dicevano “chi sarà questo che è costato 10 milioni?”. Modestamente mi sembra di essere uno dei tanti investimenti giusti che ha fatto il nostro presidente Urbano Cairo».

Sui social finì anche la foto del suo sbarco all’aeroporto Sandro Pertini di Caselle…

«Anche sui siti spagnoli, mi confusero per Cristiano Ronaldo, stavano aspettando lui. Mi avevano già detto che gli assomigliavo, ma quella volta era anche il look che ingannò qualche fotografo».

Ha affrontato Cristiano Ronaldo, che le sembra?

«Un grande atleta. E uno intelligente. Ha capito che se voleva fare gli stessi gol di Messi doveva correre meno e stare più vicino alla porta. Comunque mi sembra un tipo educato, non se la tira».

Lei invece è parecchio attivo sui social. Perché le piace così tanto?

«Mi piace condividere i miei momenti felici. Mi parlano della privacy, certo. Ma io twitto quello che voglio, nel rispetto degli altri e mio».

Quando «stacca» davvero?

«Quando mi alleno, ci sono sempre tante cose da memorizzare. E quando entro nello spogliatoio prima di ogni partita. Allora ti devi solo concentrare».

Su cosa?

«Intanto sull’avversario che affronti. Con un tipo come Ilicic, bravo con il pallone tra i piedi, devi fargli sentire subito il fiato sul collo. Invece quelli come Icardi o Piatek bisogna anticiparli, guai se ti distrai».

Gioca a calcio da un po’ di anni…

«Da sempre, da sei sono professionista».

Ha capito allora cosa significa giocare un bel calcio?

«Tra divertire e vincere non ho dubbi, scelgo la vittoria. È la classifica che rende belle o brutte le stagioni».

Dove può arrivare questo Toro?

«Abbiamo i numeri per fare bene, non aggiungo altro…》

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