Gramellini,a Superga ci vada la Primavera - IL TORO SIAMO NOI
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Gramellini,a Superga ci vada la Primavera

Come ogni settimana Massimo Gramellini sulle pagine del Corriere di Torino analizza il momento del Toro.

 

 Il primo pensiero va al povero Koulibaly. Visto che cosa succede a fare un dispetto alla Juve, segnandole a casa sua, per giunta all’ultimo minuto? Che gli dei crudeli del calcio ti puniscono senza pietà, cancellando te dal campo e la tua squadra dallo scudetto. E per farlo non usano neanche più gli esseri umani dalle giacchette sgargianti, ma le macchine: a Firenze il difensore del Napoli è stato espulso dal VAR dopo appena otto minuti, per un fallo su quel Simeone che non avrebbe neanche dovuto essere lì, se solo noi l’avessimo ingaggiato l’estate scorsa al posto del Nulla chiamato Niang.

A proposito di noi: non sprecherei troppo inchiostro sulla partitaccia dell’altra sera: il campionato del Toro era finito già a Bergamo, anche se avrei auspicato che Mazzarri ci risparmiasse l’ulteriore visione di un reparto arretrato che, grazie a Burdisso Moretti De Silvestri Molinaro e Rincon, aveva l’età media di un torneo di calcetto tra colleghi. Senza San Sirigu ne avremmo presi tre e siamo riusciti nell’impresa di giocare per tre quarti d’ora sotto la Maratona evitando accuratamente di tirare in porta. Poiché vorrei che Mazzarri chiudesse il ritorno facendo almeno un punto in più di quanti ne racimolò Mihajlovic all’andata (per adesso è ancora sotto di 3), già domenica a Napoli proverei a giocare con il doppio portiere: il Santo tra i pali e Milinkovic-Savic centravanti. Non avrà i piedi del fratello laziale, ma sa calciare sicuramente meglio dell’ultimo Belotti, che sembra l’erede di Meggiorini.

Una modesta proposta anche per la Settimana Santa che culminerà nelle celebrazioni superghiste. Davanti alla lapide farei sfilare soltanto la Primavera di Bava e Coppitelli, affidando ai ragazzi la lettura pubblica della Sacra Formazione, un nome a testa. Non saranno dei fenomeni, esattamente come i fratelli maggiori della prima squadra. Ma, a differenza di quelli, hanno energia e grinta, tanto da riuscire a vincere persino le partite che sulla carta dovrebbero perdere. Tremendismo puro. Meritano di evocare la Leggenda molto più di Rincon e soci, a cui gioverebbe restare un passo indietro e meditare su questa stagione senza guizzi, trascorsa alla ricerca di un soprassalto di orgoglio che non è arrivato mai. Che Capitan Valentino allunghi la sua mano misericordiosa su di loro e infonda a quei bamboccioni un centesimo non dico del suo talento (magari), ma almeno del suo carattere.

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