Ziliani:"Elkann sapeva e gli andava bene tutto,si sentivano impuniti" - IL TORO SIAMO NOI
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Ziliani:”Elkann sapeva e gli andava bene tutto,si sentivano impuniti”

La Verità intervista il giornalista che da anni denuncia brogli e malefatte del calcio italiano: «Con Agnelli avvenute cose immonde, Elkann sapeva»


Paolo Ziliani punto di riferimento per chi ama il calcio pulito, odiato (il termine non è eccessivo) dai tifosi della Juventus. È da anni protagonista della battaglia di denuncia del sistema calcistico e dei favoritismi verso la Juventus. Scrive sul Fatto quotidiano, soprattutto su Twitter dove aveva sospeso l’attività per ignobili attacchi alla sua famiglia. Ora ha ripreso visto che l’inchiesta Prisma sta mettendo in luce tutto quel che lui ha sempre denunciato. Oggi viene intervistato da La Verità.

Ziliani, lei è il giornalista sportivo meno stupito del mondo?

«Potrei rispondere di sì, per farmi bello, ma direi una bugia. Salvo pochi casi clinici, 99 giornalisti sportivi su 100 sanno perfettamente cos’è successo e cosa succede nel calcio italiano. Semplicemente, di norma preferiscono raccontare Alice nel paese
delle meraviglie».

Che cosa aveva previsto di ciò che sta accadendo alla Juventus?

Ziliani: «Io non prevedevo: osservavo e scrivevo. Senza prove, perché non sono un magistrato e non posso intercettare, perquisire, mettere cimici. Ma faccio un esempio. Oggi i pm torinesi contestano alla Juventus la galassia di “club amici”, parola di Arrivabene, come Sampdoria, Sassuolo, Atalanta, Empoli, Udinese che colludono con la Juventus in giochi di mercato spericolati e altro. Bene. Nel luglio 2020 scrivevo per il Fatto quotidiano di Audero acquisto più costoso della storia della Samp, di Mandragora acquisto record per l’Udinese, di Sturaro per il Genoa, di Zaza per il Sassuolo, di Orsolini per il Bologna, di Cerri per il Cagliari. Tutti giovani pagati alla Juventus come fuoriclasse. Di pezzi-denuncia come questo ne ho scritti cento»

«Elkann sapeva e gli andava bene tutto, perché quelli della Real Casa pensano solo ai propri interessi. Ha però sottovalutato il delirio di onnipotenza che si è impossessato del cugino Andrea. Il senso d’impunità tipico di quella stirpe ha fatto il resto. Ora Andre Agnelli è stato buttato a mare».

Cosa le fa pensare la citazione di Nietzsche usata dall’ex presidente: «E quelli che ballavano erano visti com pazzi da quelli che non potevano sentire la musica»?

«Siamo quasi alla patologia; non per niente i magistrati parlano di “contesto criminale di allarmante gravità”. Con Agnelli sono avvenute cose immonde: la ’ndrangheta che gestisce la curva, il tifoso collaboratore finito giù da un ponte in piena inchiesta, gli striscioni su Superga introdotti allo stadio, l’esame farsa di Luis Suárez, l’idea abortita della Superlega con tradimento dei 245 club dell’Eca da lui presieduta, l’orrido scandalo di oggi. Una danza macabra».

In “Cristiano Ronaldo nel paese degli Agnelli” denuncia il comportamento compiacente dei media italiani. È iniziato
con l’arrivo di CR7 in Italia o viene da più lontano?

«Comportamento compiacente è un eufemismo. Nel libro cito a piene mani, a centinaia, esercitazioni di adulazione e servilismo – capolavori nel genere – da far impallidire l’Istituto Luce. I media italiani nei tre anni di Ronaldo sono stati, come da sempre, disgustosi». 

Fonte La Verità

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