Cairo e il mito delle offerte mai arrivate: il Torino prigioniero del suo presidente

Cairo e il mito delle offerte mai arrivate: il Torino prigioniero del suo presidente

Urbano Cairo, ancora una volta, ha parlato. E, come sempre, ha ribadito lo stesso mantra: “Non ho mai ricevuto offerte per la cessione del Torino.” Una frase che ripete da anni come un disco rotto, quasi fosse un rosario da recitare per rassicurare sé stesso più che i tifosi. Ma a questo punto la domanda è inevitabile: davvero non ci sono mai state offerte, o semplicemente non c’è mai stata la volontà di ascoltarle?

Perché è difficile credere che in quasi vent’anni nessuno, nessuno, abbia bussato alla porta di via Arcivescovado per chiedere informazioni su un club con la storia e il blasone del Torino. Una società che, pur ridotta a una dimensione da medio-bassa Serie A, resta una piazza dal fascino innegabile. Ma Cairo continua a ripetere che “non ci sono state offerte concrete”. Forse perché, per vederle tali, bisognerebbe volerle davvero.

E invece il Torino resta prigioniero di una gestione che sa di immobilismo, di mediocrità elevata a sistema. Ogni stagione comincia con proclami e finisce con delusioni, mentre la narrazione societaria ci racconta che “va tutto bene”, che “si sta crescendo”, che “non ci sono compratori seri”. La verità, però, è sotto gli occhi di tutti: questo Toro non ha un progetto, non ha ambizione, non ha una visione. Ha solo un proprietario che non vuole mollare la presa.

Cairo si presenta come il salvatore, l’uomo che ha risanato i conti. Ma il calcio non è un bilancio: è passione, identità, futuro. E quel futuro, oggi, sembra chiuso dietro le porte di una società gestita come un’azienda qualunque, dove i sentimenti granata non trovano più spazio.

Se davvero non sono arrivate offerte, forse è anche perché nessuno vuole trattare con chi non intende vendere. Perché Cairo del Toro non si priva: lo tiene, lo usa, lo gestisce. E lo spegne, lentamente, anno dopo anno.

Altro che “nessuna offerta”: qui il problema non è chi vuole comprare, ma chi non vuole lasciare.

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