Cairo:”Stesse idee di Juric,Belotti deve credere nel progetto e non vendo il Toro”

Cairo:”Stesse idee di Juric,Belotti deve credere nel progetto e non vendo il Toro”

Il presidente Cairo presenta Ivan Juric come nuovo allenatore del Toro,poi tocca altri temi.

Queste le sue parole.

“Ci tenevo a fare un ringaziamento a Davide Nicola che ha fatto bene e ha coinvolto tutti e anch’io mi sono sentito molto più convolto. Sono statoo con al squadra 37 volte in 127 giorni,un grande tempo, ma ve ne era bisogno. Il coinvolgimento di Juric è servito per mantener e la categoria, quindi grazie davvero a Davide.
Non conoscevo Juric, ma ho visto quanto ha fatto al Verona e una sera mi pare vedendo Verona-Inter e a fine gara ho sentito una sua intervista televisiva che mi ha compita tantitssimo e per quello che trasmetteva parlando e allora ho detto a Vagnati che lo volevo incontrare perché mi sembra la persona giusta per il Torino. Ci samo incontrati in un albergo e mi ha fatto una buonissima impressione, ma lui per gratitudie ha voluto restare al Verona e così quest’anno ci abbiamo riprovato ed eccolo qui”.

Quando ha capito che Juric era l’uomo giusto?
“Durante l’incontro c’erano unione di vedute e stessa visione di affrontare le cose, ma c’era il nodo del contratto con il Verona che doveva essere sciolto. Ma si doveva chiudere velocemente perché Juric aveva tante richieste. La mia percezione era che ci fosse empatia e che avessimo intenti comuni”.

Che cosa si aspetta dalla stagione ?
“Arriviamo da annate deludenti, la storia recente non è stata buona. Evitiamo però voli pindarici. Io la penso come il mister”

Come mai questa rivoluzione in società?
“Penso sia giusto rinnovare le cose, sono legato a Comi e Bava, ma poi arriva un momento in cui è giusto cambiare. Hai voglia di fare altre cose, pur avendo fatto bene negli anni precedenti: Bava ha vinto un campionato, una coppa Italia e una Supercoppa, oltre a far crescere tanti giovani che hanno fatto i professionisti. Poi non si è più fatto bene, perciò ci sono dei momenti in cui arrivi al massimo e qualcosa non va più bene. Mi ha dato sensazioni non positive e così ho deciso di interrompere. Ho conosciuto Ludergnani, che alla Spal ha fatto sei anni eccellenti, e ho visto le strutture che ha la Spal: il loro convitto mi ha fatto pensare “perché noi no?”. Investiamo tanto e vorremmo investire di più, il tema è avere l’idea di farlo. Non abbiamo inserito la figura del direttore generale, era giusto liberare la strada per vedere chi ci potrà arrivare. In consiglio abbiamo inserito Bellino, un bravo collaboratore che ha la delega per occuparsi degli impianti sportivi: dobbiamo migliorarli. Sul Robaldo sono passati cinque anni, ora abbiamo il permesso di costruire. Il Comune avrà le sue lentezze, ma noi potevamo fare meglio. Se avessi avuto quell’incarico, di costruire il Robaldo che è una cosa che ci serve, uno dalla mattina alla sera deve pensare solo a quello. Ti incateni in Comune e lo ottieni. Non do colpe, ma non posso fare tutto io”

Quale sarà il futuro di Sirigu?
“Per ora è ancora con noi. Ha fatto quattro anni con noi, nell’ultima stagione l’ho visto meno felice di essere qui. Aveva magari un’ambizione diversa, può essere giusto accontentarlo e dargli la possibilità di ciò che ritiene il meglio. Ha 34 anni, ma i portieri vanno avanti tanto: può avere voglie diverse. Ho sempre avuto un rapporto splendido, lo stimo ed è un ragazzo eccezionale, ma è importante la motivazione. Non è che Sirigu non fosse attaccato alla maglia, ma se non hai la voglia totale di stare, magari pensando che potevi fare qualcosa di diverso, un po’ ti può indebolire. Non è giusto che qualcuno non sia nelle possibilità di fare le cose migliori, ma da parte mia c’è grande affetto e stima”.

Cosa pensa del destino di Belotti?
“Lo ha detto Juric, è stato un top player anche se nell’ultimo periodo non è stato al top. Da sei anni è con noi, ho sempre cercato di portarlo in palmo di mano anche quando facemmo il rinnovo con clausola: ci tenevo perché potesse avere nei 100 milioni di clausola un riconoscimento in Italia e all’estero. Un giorno andai a Madrid a cena con Florentino Perez, mi raccontava che stava rinnovando il contratto a Kroos e aveva messo una clausola, io gli risposi parlando di Belotti. Il Gallo non era ancora così conosciuto, appena parlo della clausola da 100 milioni Perez rimase sbalordito. Con Belotti parlai bene della clausola, gli chiesi se gli pesasse, e lui mi rispose di no, “io gioco a calcio” mi disse. E fece un grande campionato. Racconto questo per dire il mio attestato di stima per Belotti, che è massimo. Nel 2017 lo cercò il Milan e lui non era indifferente, il Milan è il Milan anche se lui era molto legato al Toro. Tornando a lui, ho un’assoluta stima: è un ragazzo perbene, un grande bomber. E’ importante, soprattutto adesso in cui c’è un’aria e una volontà di rifare le cose in un certo modo, che ci sia adesione totale al progetto”

Sul caso Blackstone, cosa dice?
“Rcs, nel 2013 a novembre, ha venduto un immobile a 120 milioni, successivamente un perito del collegio arbitrale dice che valeva 153 milioni, quindi 33 in più. Io ricordo che nell’estate del 2013 diventai socio di Rcs: comprai i diritti d’opzione per sottoscrivere l’aumento di capitale. L’ingresso da parte mia fece parlare molti giornali. A ottobre o novembre, leggo che Rcs ha venduto un immobile pazzesco nel centro di Milano per 120 milioni, prendo carta e penna per scrivere a Provasoli perché non capivo le cifre. Mi rispose e io, non avendo potere, lasciai perdere. Da sette anni hanno affittato l’immobile, hanno incassato affitti per 80 milioni. Non ho azionato l’arbitrato perché sapevo che vendevano l’immobile ad Allianz, ma anzi prima di farlo abbiamo scritto loro. Il Collegio Arbitrale non ci ha dato ragione e non ci ha liquidato un danno, ma ha detto che era in buona fede e l’argomento è molto complesso, compensando le spese. Non è una lite temeraria, ma compensiamo le spese. Abbiamo impugnato un lodo, un giudice deciderà se il lodo è giusto o meno. Sulla causa americana, New York non ha competenza. Tutto è avvenuto in Italia, l’America non c’entra nulla. Oggi alcuni giornali scrivono queste cose perché si ha piacere: un conto è chiedere un danno, un conto è liquidarlo. E questo danno non è giudicabile in America. E non esiste perché l’immobile vale di più”.

Sulla contestazione, invece?
“Non ne vedo così tanta, di contestazione…Ci sta il malumore, anche perché avevamo fatto risultati che al Toro non si vedevano dagli anni Novanta. Il Toro non è in serie A per dieci anni di fila dagli anni Ottanta. Non ho alcuna intenzione di vendere il Toro, l’arrivo di Juric mi ha rimotivato: già con Nicola lo ero, Juric ancora di più. Nessuna intenzione di vendere il Toro

Che obiettivi si dà?
“Non dico nulla. Il mister deve conoscere la rosa, ha delle idee e non ha pregiudizi: ci ha detto di non fare nulla per il momento. Una volta che ha visto i giocatori, verrò su a Santa Cristina e poi ne parleremo per bene. L’Atalanta dice che l’obiettivo è la salvezza, poi vanno avanti. Dobbiamo fare le cose in questo modo”