Cairo ha rilasciato a Repubblica questa intervista,ripercorrendo gli anni della sua presidenza:
“Quando lascerò, lo cederò a chi potrà fare meglio di me”. “ Sono molto legato al Toro ma non voglio restare a vita”. Il numero uno granata ripercorre, poi, la sua ascesa nel mondo del calcio avvenuta in quella calda estate del 2005. “Ricordo la frenesia: tante cose da fare in poco tempo. Dormivo tre ore per notte, fu l’emozione più intensa della mia vita”. E poi dopo 15 anni Cairo traccia un bilancio. “Negativo per i tifosi – dice – . Per me? Io sono contento, ma non sono soddisfatto al 100%. La partenza bruciante con la promozione in A andò oltre le aspettative. Quando ti sopravvaluti però paghi e noi vivemmo un periodo buio: tre anni di A senza infamia né lode, e poi la B annaspando per lo shock. Però, dal nostro ritorno in A, abbiamo fatto ciò che ci chiedono i tifosi: restituire onore al Toro, tornare stabilmente sulla sinistra della classifica, rifare il Filadelfia. Se è rinato mi prendo parte dei meriti: i tifosi lo volevano da 20 anni, ora c’è”.
Cairo è il primo a sottolineare come il bilancio della sua presidenza sia negativo per i tifosi granata, ma sulla contestazione che perpetuamente in casa Torino si ripete afferma a La Repubblica: “Mi spiace molto, il tifo talvolta ha componenti irrazionali. I primi tre anni fu amore assoluto, poi ci fu la contestazione, poi di nuovo l’amore che va e torna. Non mi demoralizzo, è uno stimolo in più”. Il voto alla sua esperienza in granata fin qui è un “7. Mia mamma mi direbbe bravo ma tutto è migliorabile; però di tasca mia ci ho messo 60 milioni”. Sull’ipotesi cessione spiega:“Nel febbraio 2010 lo misi in vendita, ma non arrivarono offerte. Non ho mai avuto la sensazione che ci fosse qualcuno con qualcosa in più di me. E allora perché peggiorare? Ho ricevuto il Toro dal fallimento; ora è sano, con giocatori di proprietà, il vivaio, le strutture e la storia unica. Quando lascerò, lo cederò a chi potrà fare meglio di me”.
“Il primo anno fu un’emozione in costante crescita, ma sui 90 minuti dico la vittoria di Bilbao in Europa League” sottolinea Cairo alla domanda sulla sua gioia più grande. Sulla delusione più grande, invece, afferma: “La retrocessione fu un dolore incredibile. E poi l’ultimo campionato: mi aspettavo tanto, non abbiamo raccolto nulla”. Come detto, l’intervista spazia a 360° gradi e Cairo parla anche del suo Toro più forte: “Quello di Immobile e Cerci, nel 2013/2014. E poi quest’anno, anche se non si è visto. A livello di spettacolo, mi piaceva anche quello di Mihajlovic: sbilanciato ma divertiva”. L’allenatore a cui è più legato? “Con Ventura si creò un grande rapporto anche personale. Adesso ho ottime sensazioni su Giampaolo, diamogli tempo”. E il giocatore? “Darmian e Ogbonna. Con alcuni mi sento ancora, come Vives. Sono uomini che stimo molto, anche fuori dal campo”.
Sull’investimento di cui è più fiero, Cairo risponde:“Cerci ci fece fare il salto di qualità, e poi ovviamente Belotti. Lo volli fortemente nel 2015 e ci ha dato grandi risultati. Legarlo a vita al Toro? Mi piacerebbe molto. A fine mercato ne parleremo assieme”. Infine, sugli obiettivi della stagione appena iniziata Cairo dice:“Voglio volare basso. Abbiamo fatto gli acquisti che chiedeva Giampaolo, ci manca un play, magari giovane. Poi si tratterà di sfoltire la rosa, ci sono tante richieste”.
CAIRO come ha già detto avrà pure sbagliato qualcosa, ma è riuscito anche a fare molte cose buone ,una di queste è mantenere la società in attivo e giocatori come Andrea belotti al cospetto dei tifosi dal quale la vendita avrebbe potuto sfruttargli molti soldi e non solo per questo ,non merita tutte queste critiche da noi tifosi basta solo pensare a molti altri presidenti prima di lui!