Riceviamo e pubblichiamo: la lettera di un vecchio granata - IL TORO SIAMO NOI
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Riceviamo e pubblichiamo: la lettera di un vecchio granata


Per chi non lo sapesse, Umberto Motto, classe 1930, era il capitano dei ragazzi di Oberdan Ussello.

Oggi è un granata di 89 anni,

che ha scritto questa lettera (inviata a diverse testate giornalistiche) che vi prego di leggere con attenzione.

“Mentre scrivo queste righe, soffro per la recente perdita del caro amico Guido Vandone. Non è la sofferenza, tuttavia, che mi porta sulle Vostre pagine, ma cupi sentimenti di amarezza e delusione. Al funerale di Guido, eravamo in tanti, ma come spesso accade, in queste tristi circostanze, più dei presenti, si è fatto notare il grande assente: il Torino FC. Sono stato dirigente dell’AC Torino dagli anni ‘50 fino allo scudetto del ’76 e, mai e poi mai, ci siamo dimenticati di onorare con la nostra presenza fisica la memoria di un Granata (calciatore, ex-calciatore, dirigente, magazziniere o massaggiatore che fosse). Mi dicono che il Torino FC abbia pubblicato, sul suo sito, un messaggio di condoglianze il giorno stesso della morte di Guido. Un dovuto atto formale, quasi un disbrigo diuna pratica, mi verrebbe da dire. Ma noi siamo vecchi, non andiamo a vedere i siti web, al limite leggiamo la pagina dei necrologi su “La Stampa”. Sono così vecchio, pensate, da aver avuto l’onore di giocare con Gabetto, Mazzola e tutti gli altri Grandi Granata, mentre Guido volava tra i pali per respingere le cannonate di Menti e Castigliano… Abbiamo giocato, piangendo, le ultime quattro partite di un campionato che i nostri amici non poterono finire. Tutto ciò non lo dico per vanto, ma per ricordarVi che con la morte di Guido si è sciolto uno degli ultimi lacci che ci lega a quel Toro splendido e glorioso. Guido, come me, non ha collezionato presenze e vittorie nel Toro, ma tutta la sua vita è stata segnata dall’essere intimamente e profondamente Granata. Guido, anche nella vecchiaia, aveva mantenuto un’allegria e una vitalità eccezionali. Il 4 maggio scorso, mi piace ricordarlo a tavola al ristorante, seduto al mio fianco, mentre esibiva il suo repertorio galante al cospetto di una giovane bionda signora dagli occhi verdi, ma quando parlava del suo Toro, i suoi occhi diventavano acquosi e la voce gli si strozzava in gola.

Non vi tedio oltre, come tutti i vecchi, rischio di diventare noioso. Perdonatemi quindi questo sfogo e siate indulgenti: all’assenza dolorosa dell’amico di una vita, c’è da tempo un’altra assenza che grava come un macigno sul mio cuore: la Società del Torino”.

Umberto Motto

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