Aristoteles,fu davvero un calciatore
C’era una volta un numero 9 che giocava in un campo di fango del Brasile. Alto, tecnico, una sorta di Ibrahimovic catapultato nel 1984, spalle larghe e “piedoni”. Ha il nome di un filosofo, gli occhi buoni ed è un grande talento. Un allenatore lo vede sugli spalti e resta impressionato, tant’è che a fine gara – dopo aver visto un altro paio di numeri – lo prende per un braccio sussurrandogli qualcosa. Guai a farselo scappare: “Vieni in Italia, paese di santi, poeti e navigatori! Ti faccio guadagnare molti soldi, sei fortissimo!”. È iniziata così.
L’Aristoteles calciatore
C’era una volta, anche se in realtà non c’è mai stato, perché parliamo di un film diventato cult:l’Allenatore nel pallone. La storia di un piccolo club che arriva fino alla Serie A e si salva all’ultima giornata, comicità all’italiana. Oronzo Canà e Aristoteles, Lino Banfi e Urs Althaus, lo svizzero di Herrliberg scoperto da Lina Wertmuller – regista italiana – in un ascensore di New York: “Mi disse che sarei diventato un attore! Così nel 1981 arrivai in Italia”. La sua storia è nota, Urs Althaus interpreta Aristoteles e salva la Longobarda nel famoso film. Anche se dietro c’è molto di più: Urs è stato anche un calciatore.
Addio al calcio per colpa di un incidente
Curioso, proprio il bomber di Oronzo Canà: “Ho sempre giocato da attaccante, un numero 9. A volte avevo anche il 10”. Stagione 76/77, Althaus è la punta dello Zurigo in Svizzera, la prossima avversaria del Napoli nei sedicesimi di Europa League. Gioca centravanti e sognava il suo idolo Pelè, spera di sfondare ma il copione viene stracciato. Colpa di un infortunio al braccio: “Da quel giorno sono stato costretto a fermarmi”. Fino al provino con Banfi: “Mi passò il pallone chiedendomi se ero capace a palleggiare. Risposi di sì e feci alcuni giochetti con lui. ‘Ok, da oggi sarai Aristoteles’, mi disse”. Impossibile dimenticare.
La carriera da modello
Althaus molla il calcio, tiene botta e inizia una carriera da modello. Nel 1977 diventa il primo uomo di colore a finire su una copertina di GQ, la famosa rivista americana: “Ci fu una vera e propria rivoluzione. Gli uomini e le donne di colore hanno dovuto soffrire molti anni prima di ottenere un cambiamento”. Posa per Valentino, Armani, Yves Saint Laurent e tanti altri stilisti. Si è sempre battuto per combattere il razzismo, negli anni ha subìto anche diverse aggressioni: “Una volta sono stato pestato dai alcuni neonazisti”. Sceglie di fare l’attore e gira un paio di film, anche se l’apparizione più importante resterà sempre quella Lino Banfi (compreso il sequel del 2008, in cui interpreta ancora Aristoteles).
Il best seller di Urs Althaus
Nel 2009 ha scritto anche un’autobiografia – “Io, Aristoteles, il Negro svizzero” – col tempo è diventata subito un best seller: l’ottavo libro più venduto in Svizzera. Ha smesso di giocare a calcio da diversi anni, ma nonostante tutto continua a guardare le partite e va pazzo per il Napoli: “Quando c’è un evento legato al calcio percepisco la felicità degli italiani. Io amo questo paese, la sua grande cultura”. E se gli chiedi quali sono le sue squadre preferite risponde “Brasile e Longobarda”. Ancora legato a quella favola del film.
Il ‘vero’ Aristoteles in Serie A
Un calcio alle coincidenze, Aristoteles ha giocato davvero nel nostro campionato. Sei partite da giugno 2017 a gennaio 2018. Ovviamente non parliamo di Urs Althaus, bensì di Aristoteles Romero, acquistato dal Crotone l’anno scorso dopo anni in Venezuela.
Professione attaccante, classe ’95, si è rivelato un investimento fallimentare: dopo 4 mesi l’hanno ceduto in prestito in Slovenia, all’Ankaran Hrvatini. Oggi gioca nel Majadahonda, Serie B spagnola, ancora in prestito dal Crotone. Durante la conferenza di presentazione ha svelato il motivo del suo nome: “Ti chiami Aristoteles in onore del protagonista dell’Allenatore nel pallone?”. La risposta spiazza tutti: “Non conosco il film, è stato mio padre a chiamarmi così. È un grande appassionato di filosofia greca”.
https://youtu.be/X2jmoiSRUfY
Fonte sky