Aldo Grasso ricorda Valentino Mazzola
Aldo Grasso,nota penna del Corriere della Sera e tifoso granata,ricorda sulle pagine del quotidiano il Capitano Valentino Mazzola.
Il 26 gennaio non è una data come le altre per i tifosi del Toro. Cent’anni fa, 1919, nasceva a Cassano d’Adda Valentino Mazzola. Un nome entrato per meriti nell’Olimpo del calcio e poi divenuto leggenda in seguito alla tragedia di Superga, che il 4 maggio 1949 strappò al mondo intero il Grande Torino. Un avversario come Giampiero Boniperti ha sempre detto che tutte le volte che gli è capitato di immaginare il giocatore più utile a una squadra, il giocatore-squadra, non ha mai pensato a Pelé, a Di Stefano, a Cruijff, a Platini, a Maradona. Ha pensato anche a loro, ma dopo Valentino Mazzola.
Era un calciatore dotato di una incredibile completezza a livello di tecnica individuale, stacco di testa poderoso, vero e proprio direttore d’orchestra in campo. Giocava interno sinistro, il numero 10, esempio della mezzala perfetta, interprete ideale dell’allora schema di gioco del Torino, il sistema, inventato da Borel e Roberto Copernico dirigenti dell’area tecnica. Valentino era un vero e proprio leader, un punto di riferimento per i compagni in campo e fuori dal rettangolo verde. Quando Oreste Bolmida, il mitico trombettiere del Filadelfia, suonava la carica, lui si rimboccava le maniche e non ce n’era più per nessuno. Partiva il mitico «quarto d’ora granata» durante il quale il Grande Torino annientava gli avversari.
Come ha scritto Franco Ossola, il figlio dell’ala sinistra degli Invincibili, «Temprato da una fanciullezza e da una adolescenza severe, Valentino era cresciuto a latte e gallette, a zoccoli di legno, a scarpinate infinite o, quando andava bene, a lunghe, estenuanti galoppate in bicicletta… Valentino era per tutti il “tulèn”, ossia tolla, latta, per quel suo innato istinto a prendere a calci tutto quello che capitava a tiro dei suoi piedi». È stato il leader visionario di un grande sogno collettivo.