Urbano Cairo si racconta al Corriere di Torino:"Sono nato a Milano ma Torino è la mia città" - IL TORO SIAMO NOI
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Urbano Cairo si racconta al Corriere di Torino:”Sono nato a Milano ma Torino è la mia città”


Urbano Cairo si racconta al Corriere di Torino.

“Sono nato a Milano, ma quella di domenica per me non sarà una partita particolare: calcisticamente il Toro è la mia squadra e Torino la mia città».

Urbano Cairo, nato a Masio, provincia di Alessandria, non a Milano: qualche volte anche Wikipedia sbaglia…

«Vero, anche se sono molto legato ad Abazia di Masio. Wikipedia era già stato corretto, qualcuno ha inserito un’altra volta il luogo sbagliato. Amen, chi vuole scrivere Milano, mi fa un favore».

Più facile far smettere Walter Mazzarri, l’allenatore del suo Torino, che ha confessato di fumare 60 sigarette al giorno?

«Ma no, mi ha detto che è sceso a 8-10 al giorno. Spero smetterà del tutto».

Mazzarri è uomo ruvido, ma l’ha ringraziata pubblicamente: è stato lei a convincere l’allenatore che non doveva seguire la squadra a Cagliari e doveva farsi visitare.

«Era giusto così, io conosco l’importanza del lavoro, Mazzarri anche, ma la salute va tutelata. Lui invece penso sempre e solo al lavoro, al lavoro prima che a se stesso. Comunque tutto è stato felicemente risolto, era un malore passeggero, ora è tornato al suo posto. L’ho voluto, l’ho sempre stimato, ma sì, sicuramente questo episodio ha cementato il nostro rapporto. Insomma, ha capito che ho per lui un sentimento di affetto».

Sesto posto in classifica, 21 punti dopo 14 partite. C’è una cosa che la soddisfa più delle altre?

«Molti aspetti, anche se sappiamo che la strada è ancora molto lunga».

Una cosa più delle altre?

«Il lavoro di Mazzarri, trasmette grinta, ambizione e conoscenza. E ha la consapevolezza che il lavoro paga, un passo alla volta, una partita dopo l’altra. È la mentalità giusta, la combattività non deve mai venire meno».

Ovviamente anche domenica sera a San Siro, contro il Milan?

«Un passo alla volta, intanto giovedì c’è la sfida con il Sudtirol, che è una squadra di serie C, ma che non vogliamo e dobbiamo sottovalutare La Coppa Italia è una competizione alla quale tengo molto».

Torniamo a Milan-Torino. Per lei sarà una bella sfida?

«Ripeto: sono nato a Milano, ma il Toro è la mia squadra e calcisticamente Torino é la mia città».

Tifava Milan?

«Non ho mai nascosto che avevo una passione per Gianni Rivera. Più che milanista ero “Riveriano”, ma tifavo anche per il Toro, perché era la squadra di mia mamma Maria Giulia. E ho ovviamente esultato con lei quando il Toro ha vinto lo scudetto nel 1976».

Ora il Milan è quarto in classifica, il Torino sesto, a quattro punti di distanza.

«Ecco, anche per questo quella di domenica potrà essere per noi una partita particolare, una gara importante. Un anno fa, di questi tempi, i punti di distacco dalla quarta erano 12, noi 19 e la Roma 31 e loro avevano anche una partita in meno. Non dobbiamo certo fermarci né tantomeno accontentarci, abbiamo avuto qualche “disavventura” iniziale, per errori non nostri. Però, queste sono ormai cose che ci siamo lasciati alle spalle. Guardiano al presente e andiamo avanti, un passo alla volta. Adesso siamo sesti ma sappiamo che in campionato ora ci aspettano due sfide importanti».

Milan-Toro, è anche l’eterna rivalità tra Milano e Torino?

«Sono due grandi città, che amo molto. Quali sono per me le differenze l’ho già spiegato».

Si può investire su Torino?

«Io l’ho fatto e voglio continuare a farlo».

Anche con il «Robaldo»?

«Anche, certo. Avere un centro sportivo per tutto il nostro settore giovanile è una cosa alla quale tengo molto. Crediamo nei giovani, ed è giusto farli crescere nel migliore dei giovani. Lo sta facendo Mazzarri, con pazienza e metodo, lo fanno tutti i tecnici e i dirigenti del nostro settore giovanile. Crediamo nel «Robaldo», sul quale investirò almeno 3 milioni, un progetto che finalmente può partire e che sarà importante per il Torino, per i suoi giovani, per i tifosi, ma spero anche per l’intera Città di Torino».

Un regalo da Toro, una società che oggi, 3 dicembre, festeggia il suo compleanno numero 112.

«Oggi è una data importante, una ricorrenza importante per noi. Per il centenario facemmo una bellissima festa. Dovremo trovare l’occasione per farne un’altra: ci penseremo per il futuro. I tifosi ne sarebbero felici, io pure, perché festeggiare il Toro nel giorno del suo compleanno è semplicemente bellissimo. È una storia lunga e in certi momenti tragica, che ha fatto del popolo granata un popolo speciale».

Anche lei volle, con forza, che lo stadio «Olimpico» fosse intitolato al «Grande Torino». C’erano il «Menti» a Vicenza, il «Rigamonti» a Brescia, pure il «Bacigalupo » a Savona…A Torino era una lacuna che andava colmata e lei scrisse una lettera all’allora sindaco Piero Fassino.

«E la lacuna venne giustamente colmata, mi pare una cosa molto bella e doverosa».

C’è un’altra lacuna che andrebbe colmata, quella di una via dedicata a Valentino Mazzola, capitano del «Grande Torino». Giusto?

«Sacrosanto».

E Milano ha la sua via Valentino Mazzola. Gli è stata intitolata il 13 novembre 2017. Lei era presente.

«E già allora dissi che sarebbe molto bello che un uomo e un campione come Valentino Mazzola avesse la sua via anche a Torino. È un invito che mi permetto di rifare alla sindaca Appendino».


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