Belotti:”Posso diventare un’icona del Toro”
Buongiorno Belotti, giovedì il ritorno contro il Debrecen: come vi state preparando alla sfida?
“Sarà una partita difficile: il mister l’ha preparata ancora meglio rispetto all’andata, anche sul 3-0 non si rilassa. E’ giusto così, il calcio ci ha dimostrato che tante squadre con uno svantaggio importante hanno ribaltato i risultati. La prepariamo nel migliore dei modi, nella nostra testa ci diciamo che l’andata è finita. Dobbiamo andare là per vincere, è lo spirito giusto per diventare ancora di più una squadra perfetta”.
E’ davvero una famiglia il Toro?
“Non è l’atmosfera di una squadra di calcio, ma è davvero una famiglia: facciamo tante cene, proprio come in una famiglia, perché ci troviamo benissimo in questo gruppo”.
Sul suo compagno di reparto, Zaza?
“E Zaza è un grande attaccante: ha trovato qualche difficoltà, ma veniva dalla Spagna e si doveva riadattare. E’ partito con il piede giusto, quest’anno sta dimostrando il suo valore anche durante gli allenamenti. E’ un esempio per i giovani”.
Cosa ha significato il debutto con gol in Europa?
“E’ la mia prima competizione per club internazionale che disputo: vivere partite contro squadre molto forti è un qualcosa di unico. E’ un sogno raggiungere i gironi, è il sogno di tutti: in pochi sono arrivati a giocarsi queste partite. Mi sono ridotto le vacanze per arrivare più pronto possibile”.
Quanto lei sta lavorando per la Nazionale?
“Il Toro può darmi tanto, ho sempre pensato che per l’azzurro si passi sempre dalle prestazioni con il club. Devo dimostrare il mio valore in campo, le mie qualità, ciò che so fare. La Nazionale è unica per ogni calciatore, a fine anno potremo giocarci l’Europeo: quest’anno ha ancora più valore visto che arriviamo dall’esclusione Mondiale, è stato un qualcosa di drammatico. Nella testa di ognuno di noi c’è il pensiero che l’Italia debba partecipare ad ogni Europeo e ad ogni Mondiale, passa tutto dal club”.
Cosa rappresenta per lei la fascia di capitano e quanto la responsabilizza?
“E’ un orgoglio, è il simbolo della fiducia e del rispetto che i miei compagni portano nei miei confronti. E’ un valore molto importante perché è un valore umano. Mi responsabilizza di più, quando scendo in campo devo rappresentare tutta la squadra. E’ come se fossi il loro simbolo, il loro punto di riferimento, dentro e fuori dal campo. Da bambino non aveva lo stesso peso”.
Cosa avete detto in spogliatoio dopo la compilazione dei calendari?
“Bisogna affrontarle tutte, è indifferente. Dovremo farci trovare pronti: quest’anno sarà un campionato molto lungo. E’ fondamentale recuperare le energie perché speriamo di giocare ogni tre giorni, vorrebbe dire che saremo in Europa. Contro il Sassuolo abbiamo fatto fatica, l’Atalanta è arrivata terza: sono le prime due nostre avversarie, è da anni che continuano a migliorarsi. Ma dovremo preparare ogni partita come fosse una finale”.
Che effetto le fa essere ritenuto un attaccante “europeo”?
“Fa piacere, so che lo ha detto il mister e mi ha fatto piacere. Ma bisogna dimostrarlo sempre, perché con le parole si può dare solo un’idea: parla solo e soltanto il campo. Ho la possibilità di dimostrare il mio valore, così potrò far sì che la gente dica: “Sì, è un attaccante europeo”. Bisogna sempre cogliere le opportunità.
C’è un giocatore in cui si rivede?
“Il mio idolo è sempre stato Schevchenko, l’ho sempre detto. Ha fatto la Champions, 50 milioni di gol in più di me: nelle sfide europee si gioca in 180 minuti, bisogna essere perfetti. Lui lo era, ha rappresentato uno stimolo per me per arrivarci. Mi porto dentro questo punto di riferimento e cerco di trasmetterlo ai miei compagni: voglio essere perfetto per raggiungere l’Europa”.
Lei ha detto qualche “no” sul mercato?
“Chiedete al presidente, io ho solo pensato a ridurmi le vacanze per giocare l’Europa”.
Fa effetto sapere di poter diventare un’icona del Toro?
“Inizio il quinto anno, ho il contratto lungo e il tempo c’è. Cerco sempre di dimostrare di essere un’icona: devo essere sempre responsabile ed essere un punto di riferimento. Giorno dopo giorno, fin quando avrò l’opportunità, dovrò essere perfetto nei confronti di tutti”.
Com’era il Belotti bambino?
“Da piccolino ero la peste di famiglia, giocavo anche in casa con le urla di mia madre. Correvo sempre dietro a un pallone, anche crescendo non ho perso questa caratteristica: mi contraddistingue. Da piccolo ho fatto tutti i ruoli, anche l’esterno, quindi sono abituato a correre”.
Il sogno più grande è la Champions con il Toro?
“E’ un sogno di tutti, ora però dobbiamo pensare al presente: abbiamo una cosa importante da giocare, qui dobbiamo prenderci un qualcosa di bello. Poi per gli obiettivi e i sogni di stagione ci penseremo più avanti”.