Radrizzani:"In Italia tante squadre in vendita,siamo interessati" - IL TORO SIAMO NOI
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Radrizzani:”In Italia tante squadre in vendita,siamo interessati”

Andrea Radrizzani, 48 anni proprietario del Leeds, pochi mesi fa ha venduto la sua Eleven Sports, attiva nei diritti televisivi sportivi, al gruppo Dazn entrando nel board e diventandone executive director. «Ero entrato nello sviluppo new media, diritti internet e mobile, dopo due anni fui trasferito a Shanghai e mi accorsi del boom cinese e convinsi Bogarelli ad aprire lì una filiale. Una delle sue figlie oggi lavora per me».

Radrizzani vola successivamente a Tokyo, fa il consulente per Softbank e commercializza ancora diritti di calcio fino a che non incontra Riccardo Silva con cui apre nel 2007, a Singapore, Mp Silva: la società distribuisce i diritti sportivi e stringe 70 partnership da Nba a Fifa a Premier League e Formula 1, gli uffici salgono a 21 nel mondo, i ricavi sfiorano il miliardo. «La conoscenza la fai sul campo, poche persone al mondo hanno conoscenza a livello globale di cosa è importante in ogni mercato. Io, fino al 2014, ero tra quelle: ero stato il primo a comprare i diritti del Roland Garros». Poi le visioni e le strade di Silva e Radrizzani si separano, la prossima meta è New York, l’idea è aprire un fondo di investimento in diritti sportivi. Mp Silva viene comprata da un fondo cinese e dopo un anno fallisce, l’ex studente invece crea Aser Venture. E investe nel Leeds United, il «Maledetto United» portato anche al cinema da Peter Morgan.

E oggi?

«Siamo visti come partner assieme ad altri fondi per investimenti nel settore sportivo. I nostri pilastri sono tre. La parte media: con Eleven partner di Dazn la aiuteremo a crescere, in 3-5 anni dobbiamo costruire valore poi valuteremo una possibile Ipo. La missione è diventare la destinazione mondiale per i fan sportivi. La parte calcio: siamo contenti del Leeds, valutiamo però altri investimenti e l’uscita potenziale sarà nel 2024 assieme ai San Francisco 49ers poi considereremo partnership strategiche o Ipo sempre con l’obiettivo di essere la global digital destination per i fan sportivi. Eleven potenzialmente avrà un ritorno di almeno 5/6 volte su capitale investito. Puntiamo anche ad altri sport. Infine la parte tecnologia: investiamo in società emergenti nel settore tech e digital come Creed Media (digital marketing global and leader nella musica), Hellodi (social media marketing e contenuti italiani), Sponix (virtual advertising basata in Qatar), Neo studios (content and documentaries tra Los Angeles e Londra), Sports Data Lab (data performance). Abbiamo pianificato molti altri investimenti nel 2023 per sostenere business emergenti nello sport».

Veniamo a Dazn, perché vendere Eleven Sports?

«Eleven aumenta la presenza territoriale di Dazn, loro sono forti su 4 mercati noi su altri 4, insieme siamo integrati e quindi più forti. Cercheremo di ampliarci ad Asia-Pacifico, America Latina ed Est Europa. Eleven è entrata come leader in aree secondarie e può avere ruolo importante, ma continueremo a presidiare mercati quali l’Italia e la Germania. Dazn continuerà a crescere i servizi interattivi , betting e community».

Ci sarà un’offerta integrata Dazn-Eleven?

«Io sono stato coinvolto per consolidare il business in Italia, Germania, Spagna, Giappone e capire dove allargarci. Come socio sono attivo in M&A potenziali in nuove società. Da gennaio dovrebbe essere operativa l’integrazione Eleven Italia-Dazn Italia».

Ecco, in Italia Dazn sconta ancora alcune difficoltà…

«L’obiettivo è consolidare i mercati principali. Per l’Italia vorremmo continuare il rapporto con la serie A ma guardando altri diritti e integrando a valle quelli più di nicchia come basket e volley. Dazn Italia ha sofferto i danni derivanti dalla pirateria e il suo business – se non verrà contrastata la trasmissione illegale di contenuti – non sarà più sostenibile. Se non ci sarà impegno da parte delle istituzioni, della serie A, della Lega e degli stakeholder che beneficiano di nostri investimenti, sarà impossibile continuare. Oggi a Dazn manca un numero di abbonati necessari a creare un progetto sostenibile a causa di una non esclusività di prodotto: Dazn e Sky sono separate da un milione di utenti e parte di questi sono deviati dalla pirateria».

Perché uscire dai Leeds?

«Voglio operare come private equity nello sport. Sì, forse il Leeds può crescere ancora, ma in futuro avrà bisogno di più risorse per poter raggiungere livelli superiori e competere con i migliori club della Premier League, di conseguenza credo che, per la storia del club e per il rispetto che ho per i loro tifosi, sia giusto lasciar andare avanti chi può investire più di me, e portarlo alla gloria del passato. C’è anche un aspetto progettuale: questo è il mio sesto anno, cambiare è salutare».

I precedenti raccontano di società di diritti sportivi acquisite o in difficoltà. Come sta Aser Venture?

«Ha 650 milioni di euro di ricavi. Eleven Sports ha raggiunto il breakeven, margini positivi per i Leeds, e anche le altre società sono tra pareggio e posizioni finanziarie positive, insomma nessuna perde».

Ci sono tante squadre in vendita in Italia? Ci state pensando?

«Più di quante lei pensi. Abbiamo fatto un’offerta per la Salernitana, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Sono però contento per i tifosi, ora hanno un proprietario molto bravo, Danilo Iervolino: un imprenditore serie che sta facendo bene con ottimi risultati. Ora ci guardiamo intorno. Stiamo considerando opportunità di investimento in qualche squadra italiana con i 49ers e altri partner importanti. Come soci nel Leeds con i 49ers siamo arrivati a fine ciclo e abbiamo dimostrato di saper creare valore. Ora si apre una nuova fase con nuovi target, accompagnata dall’interesse di family office e private equity che vogliono investire con noi».

Perché la seria A italiana non attrae investitori?

«In realtà se guardiamo agli investitori stranieri in serie A siamo a più della metà: è il contrario semmai. Piuttosto, sono diversi i valori rispetto alla Premier League, un mercato inarrivabile per diritti tv, appeal per ricavi e per gli stadi».

È appena rientrato dai Mondiali in Qatar dove era presente con la sua società Hellodi di pubblicità negli stadi. Come è andata?

«Sono rimasto impressionato dall’organizzazione logistica e dallo sviluppo immobiliare e architettonico, ho visto in Doha una città nuova, moderna e con servizi funzionali. Hanno aperto otto musei e tifosi arrivati per uno scambio culturale pacifico. Purtroppo i media europei hanno avuto una campagna negativa su questi mondiali».

Fonte Corriere della Sera

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