Caso tamponi: Lotito le studie tutte per salvare la Lazio


Per difendere la Lazio nel processo per il caso tamponi – al momento fissato per il 16 marzo – Lotito ha studiato una strategia abbastanza originale: intende sostenere che, nella gestione del club (o almeno di una parte di questo), lui non è coinvolto, se non in modo sporadico. In questo modo, se riconosciuta colpevole, la società potrebbe non essere condannata per responsabilità diretta, situazione che si verifica quando a essere colpito è il presidente e che potrebbe portare a una penalizzazione (le possibili pene vanno dall’ammenda fino all’esclusione dal campionato, ma è realistico pensare che la Procura chieda che ai biancocelesti vengano tolti punti in classifica).
È quanto emerge dalle carte dell’inchiesta svolta dagli 007 federali, che Domani ha consultato e raccontato. Le questioni aperte, al centro dei deferimenti, sono note: la mancanza di tempestive comunicazioni delle positività alla Asl, il mancato rispetto dell’isolamento fiduciario, l’aver consentito a tre calciatori di allenarsi benché in presenza di tamponi positivi. Tutto tra le gare di Champions con Bruges e Zenit e di campionato contro Torino e Juventus. Una vicenda che intreccia giustizia sportiva e penale. E che potrebbe decidere i nomi delle squadre qualificate per le prossime coppe europee. La Lazio è in sostanza accusata di aver nascosto la (presunta) positività al Covid di almeno un giocatore permettendogli non solo di allenarsi con gli altri, ma di giocare in campionato o di sedere in panchina. Nonostante negli stessi giorni lo stesso giocatore fosse considerato positivo al Covid per l’Uefa e quindi impossibilitato a essere inserito in lista. Ma se i risultati delle partite giocate con Juve e Torino non possono essere messi più in discussione, invece un giudizio della Procura federale potrebbe portare come detto a riscrivere la classifica della serie A.
La storia parte da lontano. Nell’ambito della pandemia da coronavirus, la Lazio affida i periodici controlli cui vengono sottoposti giocatori e staff al centro polispecialistico Futura Diagnostica di Avellino. Alla vigilia di Torino-Lazio dell’1 novembre scorso il laboratorio irpino certifica la negatività, tra gli altri, anche di Immobile, Leiva e Strakosha. Uno di questi tre però sarebbe risultato positivo pochi giorni prima, quando la Lazio aveva giocato contro il Bruges in Champions League e i tamponi erano stati processati dal laboratorio indicato dall’Uefa, quello di Calenzano (Firenze) appartenente alla catena Synlab. Simone Inzaghi almeno in campionato, è quindi libero di schierare chi vuole, ma da quel momento le contraddizioni tra gli esami eseguiti da Futura Diagnostica e quelli svolti da altri laboratori si ripeteranno più volte. Finché la Procura di Avellino decide di aprire un fascicolo, fa sequestrare i tamponi e iscrive nel registro degli indagati, per falso, frode in pubbliche forniture e epidemia colposa, Massimiliano Taccone, titolare del laboratorio di Avellino.
Gli esami vengono ripetuti allargandoli anche a quelli di familiari e di dipendenti della Lazio. A fronte degli 8 positivi contagiati complessivamente ne risultano contagiati molti di più. Cosa che fa nascere una battaglia sullo stato di conservazione dei reperti. Ma questo sarà oggetto del possibile processo penale. Che ha tempi più lunghi, mentre la giustizia sportiva si attiva più rapidamente. Così nel febbraio scorso la Procura federale deferisce il presidente della Lazio «per non aver provveduto a far rispettare o comunque per non aver vigilato sul rispetto delle norme in materia di controlli sanitari e delle necessarie comunicazioni alle autorità sanitarie locali competenti». Deferiti inoltre Ivo Pulcini e Fabio Rodia, rispettivamente responsabile sanitario e medico sociale del club biancoceleste, «ciascuno per quanto di rispettiva competenza e/o, comunque, in concorso tra loro per non aver rispettato le norme in materia di controlli sanitari e delle necessarie comunicazioni alle autorità sanitarie locali competenti». Deferita infine anche la Lazio per responsabilità diretta «per il comportamento posto in essere dal presidente Lotito»; per responsabilità oggettiva «per il comportamento posto in essere dai medici Pulcini e Rodia».
Fonte Corriere della Sera/Domani