Dov'è finito il mio Toro - IL TORO SIAMO NOI
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Dov’è finito il mio Toro


Il pensiero di Massimo Gramellini sul Corriere di Torino post derby nel nuovo Granata da legare.

Sono arrabbiato, ma non capisco con chi. Con tutti, credo. A cominciare da me, che ogni volta mi illudo sia quella buona. Ce l’ho con chi, anche nel calcio, ha allargato il divario tra ricchi e poveri oltre il limite della decenza: ma che derby emozionante ci potrà mai essere, se una loro riserva, Bernardeschi, è costata più di Iago, Belotti, Niang e Ljajc insieme? Poi però mi ricordo che, quando ribaltammo uno 0 a 2 in tre minuti, la Juve schierava Platini e Boniek, noi Bonesso e Torrisi. Eravamo più scarsi anche allora. La differenza è che non avevamo paura. Adesso entriamo in campo con in testa un compitino che salta per aria appena si prende un gol. A quel punto dovrebbe montare la rabbia e partire la remuntada, quindici minuti di cuore e nervi in cui il più debole stringe alle corde il più forte, fino a stordirlo di cazzotti. Invece la paura di perdere — un tempo prerogativa dei pigiami — si impossessa dei nostri. E si va avanti per ore con la gnagnera dei passaggi laterali, in attesa di sbocchi improbabili, specie se l’unico capace di crearli lo tieni ad assiderarsi in panchina.

Sì, oggi ce l’ho un po’ anche con il mio amato Mazzarri. Capisco l’ossessione per la fisicità e la corsa. Però, per scassinare le difese chiuse, servono i Bernardeschi e i Douglas Costa che creano la famigerata «superiorità numerica»” Di quel genere di giocatori noi purtroppo ne abbiamo uno solo: Ljajic. Una testa quadra. Ma con due piedi che, se Belotti ne avesse mezzo, sarebbe Cristiano Ronaldo. L’allenatore deve dare equilibrio alla squadra, ma non può farlo a discapito del talento. E invece l’unica vettura da Formula Uno marcisce ai box, mentre in pista continua a girare imperterrito l’elegante muletto di Baselli, che ha una marcia sola e ruote che non mordono il terreno. Sono un po’ arrabbiato anche con noi tifosi, che non ci arrabbiamo più come un tempo. Ho sentito qualche applauso, alla fine. Ma applausi per che cosa? Per non avere mai provato a tirare in porta neppure per sbaglio? Siamo il Toro o una provinciale felice per il solo fatto di giocare in A?

P.S Un fratello di virus mi racconta che, uscendo dallo stadio a testa bassa, ha visto per terra un anello nuziale con inciso sopra il nome di una certa Silvana e lo ha consegnato alla sicurezza. Vorrei tanto trovarvi un significato. Qualcuno aveva perso la fede, c’è da capirlo. Però qualcun altro l’ha già ritrovata, ed è ciò che conta. Per non cadere in depressione post-derby e ricominciare subito a vincere.

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