Riecco il Gallo: ci porterà in Europa perché saprà migliorarsi - IL TORO SIAMO NOI
Riecco il Gallo: ci porterà in Europa perché saprà migliorarsi - IL TORO SIAMO NOI
Riecco il Gallo: ci porterà in Europa perché saprà migliorarsi - IL TORO SIAMO NOI
Riecco il Gallo: ci porterà in Europa perché saprà migliorarsi - IL TORO SIAMO NOI
Riecco il Gallo: ci porterà in Europa perché saprà migliorarsi - IL TORO SIAMO NOI
Riecco il Gallo: ci porterà in Europa perché saprà migliorarsi - IL TORO SIAMO NOI

Riecco il Gallo: ci porterà in Europa perché saprà migliorarsi

Torna Massimo Gramellini con Granata da Legare sulle pagine del Corriere di Torino.


Gli amici che tifano per altre squadre si informano con sguardo compassionevole e (falsamente) preoccupato: «Ma il tuo Gallo quando torna a cantare?» Io paro la botta con un sorriso (falsamente) disinvolto: «Sta tornando, vedrete…» e biascico il rosario delle voci di mercato, degli infortuni, degli schemi kamikaze di Miha che lo penalizzavano, mentre è risaputo che quelli di Mazzarri svuotano spazi enormi dentro i quali un centravanti può infilarsi a meraviglia… Mentre lo dico, ci credo. E quando vedo il Gallo fare a sportellate con i difensori della Samp, me ne convinco. Ma appena sparacchia alle stelle il pallone della vittoria, come tutti gli innamorati vengo dilaniato dai dubbi. Non sarà che il Belotti dell’anno scorso non tornerà più? Non sarà che gli manca qualcosa per essere quello che tutti abbiamo deciso che fosse? Non alludo al fisico, che, per quanto fiaccato dalle convalescenze, resta bionico. Il mio timore è che il Gallo si sia fermato nella crescita tecnica. Di testa, e in acrobazia, è uno dei più forti al mondo. Ma i piedi non sono ancora all’altezza del resto. Noi tifosi lo abbiamo voluto disegnare come una via di mezzo tra Graziani e Pulici, però col passare del tempo assomiglia sempre di più al primo, generoso combattente dal tocco ruvido, che al secondo.

Vi racconto un aneddoto. Il giorno dell’inaugurazione del nuovo Fila stavo chiacchierando sul prato con Pupi, poco oltre il cerchio di centrocampo. A un certo punto gli è rotolato davanti un pallone. Lui, senza smettere di parlare, ha armato un mocassino e ha colpito di prima intenzione. Il pallone si è messo in viaggio e due secondi dopo era in fondo alla rete. A 67 anni. Eppure, a 20, i gol li sbagliava anche lui. Mio padre diceva che avrebbero dovuto rifargli la convergenza ai piedi. Fu Giagnoni a pensarci, sbattendolo per tre mesi a palleggiare contro il muro del Fila. L’anno dopo Pupi vinse la classifica cannonieri e Brera lo ribattezzò Puliciclone. Non dico che anche Belotti vada messo al muro. Ma per fare il salto di qualità che tutti si attendono, non può affidarsi solo alle doti atletiche e morali di cui, grazie a Dio, è fornitissimo. Deve migliorare tecnicamente. Ha la tenacia per farlo, oltre al nostro appoggio incondizionato. Il confine dell’Europa si trova a 60 punti. Ce ne mancano 27 e per arrivarci servono due cose: un bomber di nome Gallo e degli arbitri CTR. Chiunque Tranne Rocchi.

Scopri di più da IL TORO SIAMO NOI

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading