Massimo Gramellini:"Ne indossano la maglia ma non sono il Toro" - IL TORO SIAMO NOI
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Massimo Gramellini:”Ne indossano la maglia ma non sono il Toro”

 


Come ogni martedi’ dalle pagine del Corriere di Torino Massimo Gramellini analizza il momento del Toro.

 

“Ne indossano la maglia, ma non sono il Toro. Abusivi, non saprei come definirli altrimenti. Nel corso della nostra vita abbiamo tifato per versioni granata molto peggiori di questa. Abbiamo visto degli stop a seguire che non finivano mai e certi cross che si abbattevano come valanghe contro i cartelloni pubblicitari sul lato opposto del campo. Però siamo cresciuti con la convinzione che il Toro fosse sinonimo di corsa e rincorsa, pressing asfissiante, maglie sudate. Ingenuo, sfortunato, spesso scarso, talvolta addirittura brocco. Ma sempre con la bava alla bocca, perdio. Pronto a portare il tackle con coraggio, a catturare le palle vaganti e a mostrare le proprie, di palle, contro qualsiasi avversario. L’ultima volta che abbiamo visto un Toro simile è stato nel campionato scorso, in casa contro la Roma. Non ricordo quale schema adottassimo, se il 4-4-2 o il 5-5-5 di Oronzo Canà. Ma so che i giocatori avevano gli occhi di tigre e a guardarli facevano letteralmente paura. E il Toro, o fa paura, o non è. Quel giorno ero uscito dallo stadio pensando che Mihajlovic fosse il nuovo Giagnoni. Mi ero sbagliato e infatti ora c’è Mazzarri, che conosce gli arcani del calcio come pochi altri. Ma neppure lui è ancora riuscito a dare un’anima a questa accozzaglia di flaccidi indossatori di una maglia che reclama rispetto. E se si afflosciano con la Juve è perché sentivano troppo la partita. E se si afflosciano con il Verona è perché la sentivano troppo poco. Ma stiamo scherzando? Basta ingozzare di scuse certi bambocci che probabilmente non hanno mai dedicato un’ora della loro vita a guardare su YouTube i filmati di capitan Ferrini, che se fosse ancora vivo li prenderebbe a calci nel sedere. L’Europa è andata, inutile prendersi in giro. Milan e Sampdoria hanno otto punti di vantaggio e una fame di agonismo che noi ci sogniamo. L’unico obiettivo che ci resta è chiudere la stagione con un briciolo di dignità, in attesa di un repulisti profondo. Che almeno si utilizzino le ultime dodici partite per sperimentare i giovani Lyanco, Bonifazi, Barreca e Berenguer. E per recuperare grinta e rabbia, in un clima elettrico, da oro. Non sto incitando alla contestazione, meno che mai a quella violenta. Ma è arrivato il momento dismetterla di coccolarli, questi ingrati. Devono crescere come uomini, prima ancora che come giocatori. E niente ti fa crescere come il sentire intorno a te l’alito gelido della disapprovazione.”

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